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Il notaio non è un passivo registratore delle dichiarazioni delle parti, essendo contenuto essenziale della sua prestazione professionale anche il cosiddetto dovere di consiglio, il quale ha per oggetto questioni tecniche, cioè problematiche che una persona non dotata di competenza specifica non sarebbe in grado di percepire, collegate al possibile rischio che una vendita formalmente perfetta possa poi risultare inefficace.
In particolare, il notaio incaricato della redazione e autenticazione di un contratto per la compravendita di un immobile non può limitarsi a procedere al mero accertamento della volontà delle parti e a sovraintendere alla compilazione dell′atto, occorrendo che egli si interessi dell′attività, preparatoria e successiva, necessaria ad assicurare la serietà e la certezza degli effetti tipici dell′atto medesimo e del risultato pratico perseguito ed esplicato dalle parti stesse, rientrando tra i suoi doveri anche quello di consiglio ovvero di dissuasione.
Anche la dissuasione di una parte contrattuale, al fine di assicurare la serietà e la certezza degli effetti tipici dell′atto, e ciò persino quando la sua necessità derivi da attività successiva alla predisposizione dell′atto, non è, dunque, affatto estranea ai doveri del notaio, senza che ciò possa ritenersi in contrasto coi doveri di imparzialità ed equidistanza rispetto ai diversi interessi delle parti, sancito dall′articolo 41 del codice deontologico.
Cassazione, Sezione III, ordinanza 11 marzo 2022 n. 7185